Sergio Gotti
Sergio Gotti

“Solo poche parole per descrivere la versatilità e il talento artistico di Sergio Gotti: un’artista completo e importante nel contemporaneo attuale.
Capace di muoversi su più fronti, figurativo e astratto-materico, ogni sua nuova opera nasce dalla continua ricerca di composizione e spazialità, e ci appare nella sua completezza densa di remoti ma primari concetti elementari. La sua maestria tecnica e il suo continuo interrogarsi sul mondo, sull’uomo e le sue radici più arcaiche lo porta a concepire opere di grande spessore concettuale, bellezza e armonia estetica”.
Barbara Vincenzi

Testa di cavallo scultura in cartone
Testa di cavallo © Sergio Gotti, scultura in cartone

“Sergio Gotti offre una lettura della maniera più recente, ricollegandosi immediatamente all’arte di Mario Ceroli, unendo assieme la resa Arte Povera con quella artigianale da ebanista provetto. La curiosità è che il supporto scelto da Gotti a differenza di Ceroli non è il legno bensì il cartone. Ciò che invece è condiviso dai due artisti è la visione scenografica delle arti intese come quinte della vita, come ampliamento artificiale della natura, in cui campeggiano silhouette umane e ingranaggi meccanici, ruote e macchine quasi leonardesche. La ricerca quasi vinciana appunto che vuole Gotti testimone scientifico della nostra era è documentata anche dai suoi cavalli meccanici, un poco troiani, dai suoi splendidi centauri automi, dalle sue scatole di cartone. La concezione spaziale di Gotti è essenzialmente aperta e la scultura diviene statua poi monumento e quindi simulacro, colosso, prodigio. Come nell’antica statuaria delle isole greche, quegli immensi colossi di Poseidone avevano un valore sacro e ieratico. Gotti innalza le sue creature effimere, di cartone, ai livelli monumentali generando una sacralità antica e meccanica al contempo, una lucida visione del divino attraverso la scienza”.

Daniele Radini Tedeschi

L'uomo fatto di lettere (particolare) © Sergio Gotti
L’uomo fatto di lettere (particolare) © Sergio Gotti

“Nell’estate 2013 in occasione della festa dell’Infiorata a Genzano di Roma, è stato fondato il gemellaggio culturale tra Genzano, per anni luogo di residenza dello scrittore Michael Ende, e la sua città di nascita: Garmisch-Partenkirchen. Roman Hocke, da molto tempo amico e lettore dell’autore, prima della conferenza stampa organizzata per l’occasione, ha accompagnato la nostra delegazione bavarese a visitare una mostra che era ancora in fase di allestimento, siamo rimasti subito affascinati dalle sculture, i quadri e le istallazioni di un fantastico artista: Sergio Gotti.
Abbiamo deciso immediatamente di invitare per la prossima occasione questo artista di impressionante creatività, le cui opere sono così affini alle visioni di Michael Ende, a Garmisch-Partenkirchen. L’occasione si presenta ora. E noi siamo infinitamente orgogliosi di poter avere Sergio Gotti come ospite nell’ambito della Settimana di Michael Ende. Ringrazio qui in modo particolare Roman Hocke, la cui instancabile ispirazione ha spianato la strada per il gemellaggio culturale italo-tedesco e Florian Zwipf-Zaharia, organizzatore sia della Settimana di Michael Ende che dell’ Estate Culturale di Garmisch-Partenrkirchen e che ha fatto anche in modo che la mostra di Sergio Gotti proseguisse per la “Kunstlerhaus” di Monaco di Baviera. Auguro a tutte le visitatrici ed a tutti i visitatori la gioia di scoprire i mondi del futuro che Sergio Gotti ci rivela con la sua opera”.

Georg Büttel, Presidente dell’Associazione Phantastischen Gesellschaft

Mec horse © Sergio Gotti - scultura in cartone - cm 70x110x180
Mec horse © Sergio Gotti – scultura in cartone – cm 70x110x180

“Di fronte alle sculture di Sergio Gotti, sorprende il modo che ha di spiegare il movimento. La prima cosa a cui penso è il macchinismo, e festeggio la maniera audace che l’artista ha di risolvere ed esplicitare fino alle ultime conseguenze i postulati di questo itsmo artistico. Talmente tanto si è evoluto in sé stesso, che da solo ha creato un originale e futuristica forma di esprimere quello che Marinetti ha sintetizzato nell’affermazione che era più bello un treno che correva a grande velocità che la Victoria de Samotracia, perchè stabiliva delle solide basi in rapporto con il futuro che ci aspettava e che preparava le basi per il progredire della scienza –che recupera la movilità sia per gli organi danneggiati¬, sia per i sogni della cinètica cinematografica –, che ritrova esseri pensanti dotati di facoltà e di forze straordinarie mercè di impianti robòtici, che si intuiscono per un tempo più o meno vicino.
(…)Sentiamo come se Sergio Gotti fosse il mago Merlino del futuro che, molto probabilmente, non arriveremo a vedere personalmente, ma che si muove verso di noi come hanno fatto, nel caso dei nostri antenati, i romanzi di Jules Verne, e le loro ruote dentate, manovelle, leve ed altri elementi di una meccanizzazione composta da ingranaggi a profilo fino a poco tempo fa, il nostro presente, e che si continua presentando come nuova realtà per quello che fa nella vita. E non si rompe con le origini della vita, ma ritrovano la maniera per dare il salto di qualità per cui sono pronti sin dalle origini della creazione, ma che per la lentezza della mente umana non hannoancora raggiunto, nel modo che si aspettava.
Vedo nel lavoro di Sergio Gotti l’annuncio di una realtà, fatto di estetica – molto più visibile in scultura che in pittura – per la quale da tempo ci stavamo impegnando. E le sue premonizioni artistiche hanno la forza reale che l’impedisce di cadere in leziosimi catastrofici, o semplici espressioni di gioia per il futuro che ci aspetta. Raccontano esattamente una realtà in movimento verso le generazioni future che devono imparare ad amministrare, aggiungere tutto il bene che ci ha lasciato la storia e per sfruttare le nuove opportunità.
L’arte, che è il risultato della mente, è più progredita rispetto al tempo in cui si manifesta. In questo senso, Sergio Gotti è un profeta, il cui lavoro ci mostra il futuro”.

Josep M. Catena

Violino (particolare) © Sergio Gotti, opera in cartone
Violino (particolare) © Sergio Gotti, opera in cartone

La vita artistica di Sergio Gotti è un lungo sguardo appassionato per ripercorrere sul filo di una memoria ancora recente, forse mai immaginata eppure vissuta intensamente, tutti i suoi sogni e il suo amore per la pittura in un’intensa parabola di luce, nel tentativo sempre presente di cogliere il legame con una natura di cui è corpo ed anima, incanto e principio di qualcosa che a poco a poco cresce nel cuore. Il suo universo figurativo, intriso di animismo, diventa più archetipo in un’ambientazione scenografica dove l’enfasi lascia il posto al racconto didascalico, che si sprigiona dal “Dedalo” delle mille vie possibili in quel lungo corridoio della vita come multiproiezione sensoriale e dell’anima. Con una risoluzione immaginosa, l’occhio dell’Artista corregge e trasfigura, stendendo uno strato linfatico di improbabilità, frammenti di vita che si aprono fra interstizi di mistero; per una maturazione introspettiva alla ricerca di due mani intrecciate che aprano un varco nel labirinto di una mente irretita e diano un senso ai mille inganni di fantasmi dagli occhi senza futuro, persi nelle vie tortuose dei dubbi e delle paure. L’attenzione è ora tutta concentrata sull’io e i suoi incantesimi, le ossessioni, gli incubi fino ad arrivare al baricentro, al fulcro, nella zona di mistero che si paventa come un orrido abisso e in cui trova invece uno squarcio di luce che riporta il naufrago alla riva, sicuro approdo di cieli limpidi. Tutte le aporie del reale trovano ora corpo e materia in estese campiture di fantasmagoriche scene sospese in una magica tridimensionalità.

Il mondo di Gotti è costellato di epifanie, covate nel silenzio del suo atelier, nei suoi spazi, nella sua quiete, dove ogni oggetto è sacro e custodito come un’umilissima reliquia. La sua storia si dipana al pari di una mappa, un regesto del vissuto fatto di memoria e pittura vibrante come un sisma, toccante nella consegna delle emozioni. E’ un combattente moderno nutrito di idee e di passioni ritrovate nella natura e nella storia, figlio di un passato che non si può negare o amputare perché è trama e ordito della nostra coscienza.

Barbara Gazzabin

 

Sergio Gotti è un instancabile fabbricante di storie. La sua abilità costruttiva unita ad una passione per il racconto e la narrazione ne fanno un artista naturalmente proiettato in una dimensione teatrale eppure mai “spettacolare” nel senso sontuoso del termine. Se il suo immaginario attinge a zone remote della storia, perfino della preistoria, del mito e dell’epopea, la sua tecnica recupera l’arte povera, riuscendo ad infondere energia dinamica e portando a nuova vita imballaggi, legno, ferro altrimenti destinati al macero. Inspiegabilmente il cartone vibra, il legno respira, la carta si infiamma e la scena diventa azione, congegno meccanico, marchingegno dadaista che tuttavia gira, rotea, scricchiola, in una parola funziona. Prologo, conflitto, azione, climax…Sergio riesce a proiettare tutto in un unico roteante teatro, simbolico e reale insieme. L’architetto di scenografie impossibili cede il passo al legnoso artigiano dell’immaginazione: solo così riusciamo a spiegare i suoi cavalli sospesi tra la Grecia di Ulisse e gli Indiani d’America o le teste meccaniche a metà tra il Pinocchio di Mastro Geppetto e “Lo Spirito del Nostro Tempo” di Raul Hausmann.

Silvia Sfrecola Romani

Gotti e Pippi
Sergio Gotti con Cesare Pippi e la scultura Mac Woman

Sergio Gotti. Artista poliedrico, completo, che colloca con maestria i suoi personaggi mitologici in una spazialità ricercata, Artista figurativo che però attinge con naturalezza dall’Astrattismo e dall’Arte Povera e che usa con facilità tutti i materiali. I suoi soggetti sono essenzialmente figure meccaniche umane, animali (cavalli) e mitologiche. Tutte corredate di complicati ingranaggi che rappresentano l’energia insita nella vita e nei suoi misteri.
Sergio Gotti è sempre più conosciuto in Italia e nel mondo e le sue opere di cartone più famose (Mec Woman, Mec Man, Mec Horse, Meccaniche Divine, Icaro, Cavalli…) fanno ormai parte di importanti collezioni private e museali.

Sergio Gotti e le sue sculture di cartone. Nel tempo ha utilizzato materiali diversi, ma ora è probabilmente arrivato al suo elemento congeniale, il cartone. Con questo materiale rigido, difficile da usare, difficile da conservare, l’Artista realizza opere improbabili di grande spessore estetico e concettuale; la sua maestria tecnica gli permette di realizzare, esclusivamente a mano, solo con taglierini e seghetti, senza mai servirsi del laser, lavori di grande bellezza che suscitano emozioni intense e sollevano pressanti interrogativi.
L’arte di Sergio Gotti ci sospinge con prepotenza verso confini ancora inesplorati come quello di una prossima “Arte Robotica”.

Cesare Pippi